Poesie Senigalliesi » Blog Archive » In vacanza sa la crisi
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So andat’ stamattina,
giust’ p’ ‘n mument’,
a spass’ dria marina
e ho vist’ tanta gent’.

Cert’ ch’ machì d’ fora
‘l sol’ scotta e s’ boll’
e fan’ propi ben lora
a sta tutti bei a moll’.

‘l mar’ è ‘na d.lizia:
è ‘n brod’, ma è pulit’;
questa è ‘na duvizia
p’r chi ogg(i) l’ha capit.

Si guardam’ ma la spiaggia,
adè in piena stagion’,
chi faceva la gaggia
ha sbaiat l’ pr.vision’.

Dic(e): “E’ crisi dapp.rtutt’
e l’ spees’ ènn più car’;
quest’ è ‘n ann’ brutt’
addio vacanz’ al mar!”

Culmò c(i)’ha mess’ paura,
ma p.rò no’ a S.nigaja
avem’ prest’ truvat’ la cura
e piam’ ‘l sol’ su ‘la sdraia.

‘l mar’ è calm’ e ‘l temp’ è bell’
e c(e) gudem’la calda istat’;
‘ndo’ guardi n’ trovi invell’
chi s’ trattien’ o s’è privat’.

E te bagnin’ sta pur attent’
a succorr’ a chi n’ sa nutà ,
a chi s’affoga o pia spavent’
e a chi s’ sta a lam.ntà.

Franco Patonico

Traduzione:
In vacanza con la crisi

Sono andato questa mattina,
giusto per un momento,
a spasso lungo la marina
e ho visto tanta gente.
Certo che qui di fuori
il sole scotta e si bolle,
e fanno proprio bene loro
a stare tutti belli a mollo.
Il mare è una delizia:
è un brodo, ma è pulito;
questa è una dovizia
per chi oggi l’ha capito.
Se guardiamo alla spiaggia,
adesso in piena stagione,
chi faceva il menagramo
ha sbagliato le previsioni.
Dice: “E’ crisi dappertutto
e le spese sono più care;
questo è un anno brutto
addio vacanze al mare!”
Così ci ha messo paura,
però noi a Senigallia
abbiamo presto trovato la cura
e prendiamo il sole sulla sdraia.
Il mare è calmo è il tempo è bello
e ci godiamo la calda estate;
dove guardi non trovi in nessun posto
chi si trattiene o si è privato.
E tu bagnino sta pure attento
a soccorrere chi non sa nuotare,
a chi si affoga o prende spavento
e a chi si sta a lamentare.

2 Responses to “In vacanza sa la crisi”

    «Sedettero sulla terrazza e parecchi pescatori canzonarono il vecchio e lui non si offese. Altri, pescatori più vecchi, lo guardarono e si sentirono tristi. Ma non lo mostrarono e parlarono con garbo della corrente e a che profondità avevano gettato le lenze e del bel tempo stazionario e di ciò che avevano visto. I pescatori fortunati di quel giorno erano già rientrati e avevano già squartato i loro MARLIN; e li avevano trasportati distesi su due assi, con due uomini barcollanti all’estremità di ogni asse, al magazzino dei pesci dove aspettavano l’autocarro frigorifero che li portasse al mercato all’Avana. Coloro che avevano preso pescecani li avevano portati allo stabilimento sull’altra riva della baia dove li avevano issati alle carrucole per togliere il fegato, tagliare le pinne e scuoiare le pelli e ridurre la carne a strisce per metterla sotto sale.
    Quando il vento veniva da est, dallo stabilimento giungeva l’odore attraverso il porto; ma oggi lo si sentiva soltanto vagamente perché il vento era indietreggiato a nord e poi si era smorzato e sulla terrazza si stava bene e c’era il sole».

    E. Hemigway, IL VECCHIO E IL MARE, (1952), trad. it. di F. Pivano, Mondadori, Milano 1989, pp. 5-6.

    Errata corrige – ‘E. Hemingway’.

    G.B.

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