Poesie Senigalliesi » Blog Archive » La brocca cretta
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‘Na volta, n’a brocca nova
s’ cumprava al m’rcat’
‘ndò anch’ adè s’ trova
qualcò ch’ n’ va spr’cat’ .

Anch’io ‘n giorn’ ho cumprat’
‘na bella brocca p’r l’uliva
che po’ a casa ho pr’parat’
com’ nonna la cundiva.

C(i)’ho mess’ ‘l sal’ e i spicchi d’aj
‘l finocchi e qualca scorza
d’ m’rarancia, e dop’ dai,
a muscinalla, p’rò a forza

d’ pialla su, e po’ d’ sbatt‘,
vag(h) ‘n spigul’ a intuppà.
Ho rott’ la brocca e ‘l dann’ è fatt’,
s’ n’ foss’ ‘l nonn’ a rim’dià.

E l’op’ra sua è sempr’ pronta,
par’ ‘n chirurg(h) o ‘n calzular’;
sal fil’ d’ ferr’ e sa ‘na ponta,
ogni pezz’ ha armess’ al par’.

Aculmò ma no’ è s’rvita
e tanti anni adup’rata;
la brocca cretta e arcugita
nun l’avem’ più gambiata.

Franco Patonico

Traduzione:
Una brocca incrinata
Una volta, una brocca nuova
si comprava al mercato,
dove anche adesso si trova
qualcosa che non va sprecato.
Oggi anch’io ho comperato
una bella brocca per l’oliva
Oggi anch’io ho comperato
una bella brocca per l’oliva
che poi a casa ho preparato
come nonna la condiva.
Ci ho messo il sale e gli spicchi d’aglio,
il finocchio e qualche buccia
d’arancia e dopo dagli
a mescolarla, però a forza
di prenderla su e poi di sbattere,
uno spigolo sono andato a intoppare.
Ho rotto la brocca e il danno è fatto,
se non fosse il nonno a rimediare.
E l’opera sua è sempre pronta,
pare un chirurgo o un calzolaio;
con il filo di ferro ed una punta,
ogni pezzo ha rimesso aderente.
Così a noi è servita
e tanti anni adoperata;
la brocca incrinata e ricucita,
non l’abbiamo più cambiata.

Una volta si diceva che una brocca incrinata non si rompe mai. Dispiaceva buttarla via, ma se si rompeva era quasi meglio, così la si comprava nuova. Addirittura le brocche di terracotta che servivano per mettere sotto sale l’oliva o altri alimenti, se si rompevano, con la santa pazienza si ricucivano con il fil di ferro, e anche queste, dopo il restauro, pare che non si rompessero più. Questo fatto viene anche preso come incoraggiamento quando s’incontra un amico che confida qualche malessere e diciamo: “ Non ti preoccupare, una “brocca cretta” non si rompe mai”.

2 Responses to “La brocca cretta”

    Davvero interessante questa riflessione in versi dialettali: pensiero poetante alla ricerca di un significato ‘costruttivo’, di una forma – seppur «cretta» – da attribuire alla dimensione tragicamente informe dell’angoscia.
    L’Autore ci propone qui un rovesciamento della concezione nosografica e stigmatizzante dell’Angst, quale ci era stata consegnata dalla psicanalisi e dalla psichiatria tardo-ottocentesche. La metafora
    della «brocca cretta» diviene così l’espressione positiva dell’uomo libero: libero in quanto preda dell’angoscia, e in preda all’angoscia in quanto libero di fronte agli accadimenti della vita. Libero perché capace, sotto la spinta dell’Angst, di autodeterminarsi e di scegliere ciò che è bene per sé e per gli altri. Scegliendo, l’uomo ‘rompe’ con ciò che ha escluso dalla sua scelta; ma, nello stesso tempo, trova un senso nuovo all’esistenza, ricostruendolo da quella stessa frattura.
    I versi di Patonico sono altresì meditazione, anch’essa ‘costruttiva’, sulla relazione tra passato e presente. L’uomo non è soltanto libero nel suo appartenere all’adesso, ma lo è anche nel rapportarsi al proprio passato, che pure è espressione dell’Angst: la quale nasce dal convivere antitetico tra ciò non è più (poiché già scelto), e quanto ne è, qui e ora, l’espressione e la conseguenza. L’immagine poetica della «brocca cretta» ci indica, perciò, la libertà di poter scegliere il bene nel presente partendo dall’Angst del passato, inteso come negazione, come ‘rottura’ – seppure illusoria – della dimensione interiore della possibilità.

    G.B.

    Errata corrige – III riga, ultima parola: “realtà” anziché «dimensione».

    G.B.

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