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‘l sol’ è ‘n bel pr’putent’,
quant’ nasc’ scancella ‘l firmament’:
s’ la pia sa la luna e sa l’ stell’ ,
ch’ manc’una , te l’artrovi invell’.

E adessa, ch’ lu’ è da p’r lu’,
sal’ in ciel’, in alt’, ma lassu’,
ndo’ scalda ma tutti indiff’rent’
e c(i)’ arcora sa ‘n filarin’ d’ vent’.

Traduzione:

Il sole è un bel prepotente,
quando nasce cancella il firmamento:
se la prende con la luna e con le stelle,
che nessuna, tu la ritrovi in nessun posto.

e adesso, che lui è solo,
sale in cielo, in alto, lassù,
dove scalda a tutti indifferente
e ci delizia con un filo di vento.

2 Responses to “‘l sol”

    É de manhã

    Vem o sol

    Mas os pingos da chuva

    Que ontem caíu

    Ainda estão a brilhar

    Ainda estão a dançar

    Ao vento alegre

    Que me traz esta canção.

    (Dolores Duran, Antônio Carlos Jobim – “Estrada do Sol” [I strofa])

    È mattina,
    Appare il sole,
    Ma le gocce di pioggia
    Che ieri son cadute
    Stanno ancora brillando,
    Stanno ancora danzando
    Al vento lieto
    Che mi porta questa canzone.

    (Traduzione libera di Giuseppe Bottazzi)

    Del lessico di questa poesia mi ha colpito in particolare l’avverbio «invell’»: anche perché non ne riuscivo a trovare l’etimo.
    Spinto dalla curiosità, sono andato ad indagare la lingua francese (che condivide col dialetto senigalliese la componente celtica), trovando la locuzione «en ville», che vuol dire «fuori casa». Per cui «être en ville» indica il non trovarsi in casa, il non essere in quel Luogo che più di tutti gli altri (soprattutto nel pensiero antico) simboleggia la presenza
    e l’essenza dell’uomo. Per estensione, si potrebbe quindi dedurre che la parola «invell’» stia a significare l’assenza di qualcosa dal posto che le è proprio e che ne caratterizza la sostanza e la funzione.
    Nel caso della poesia di Patonico, sono le stelle a non trovarsi nella loro vera ‘casa’, ossia il firmamento (parola di origine latina che, derivando dall’aggettivo «firmus», indica fissità e stabilità, ovvero le qualità proprie della «ville»).

    G.B.

    P.S. Tengo a precisare che, essendo io un semplice dilettante di poesia e non un filologo, ho semplicemente provato a formulare un’ipotesi sull’origine della parola dialettale «invell’» – ipotesi che potrebbe perciò rivelarsi del tutto errata.

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