Poesie Senigalliesi » Blog Archive » Parigi è sempre Parigi
Search

Anche ieri sera
la brezza
senza umidità

nebbia alcuna

Piazzale Mazzini
ed il cavalcavia della stazione
mi son sembrati
tutti in festa

solo bandiere
tante bandiere
il nostro tricolore

era un guardare
con gioia e stupore
come davanti ai quadri

alla Parigi degli impressionisti

Padova ora sembra la Città
capitale dei Francesi

non so stasera

fino a quando durerà
aleggierà ’sto spirito
come fosse

anche miracolo
sembra pure
aria diversa

quella che respiriamo

vola vento laico

le bandiere
sussurrano quasi
la Marsigliese

se non arrivasse
quella tromba
proprio laggiù

tra gli alberi
intonare

l’Inno di Mameli

E’ la Festa dei 150 anni
per l’Unità d’Italia.

Dario Petrolati
www.dariopetrolati.it
Padova 12 marzo 2011
(dicasi, ora, Patria)

5 Responses to “Parigi è sempre Parigi”

    Che strano,
    Padova che mi sembra Parigi inquadrata in un dipinto dei tanti del periodo impressionista e nessuno ha posto quesiti o ha trovato poco strana la mia sensazione allegra-
    Sarebbe bello che anche altri si fermassero un attimo per vedere quello che vedo io e mi pare strana la indifferenza.
    dario.

    Pæne insularum, Sirmio, insularumque
    ocelle, quascumque in liquentibus stagnis
    marique vasto fert uterque Neptunus,
    quam te libenter quamque lætus inviso,
    vix mi ipse credens Thuniam atque Bithunos
    liquisse campos et videre te in tuto.
    o quid solutis est beatius curis,
    cum mens onus reponit, ac peregrino
    labore fessi venimus larem ad nostrum
    desideratoque acquiescimus lecto.
    hoc est, quod unumst pro laboribus tantis.
    salve, o venusta Sirmio, atque hero gaude:
    gaudete vosque, o Lydiæ lacus undæ:
    ridete, quidquid est domi cachinnorum

    (Gaio Valerio Catullo [I sec. a.C.], CATULLI VERONENSIS CARMINA, XXXI)

    O mia Sirmio, diletta fra le isole
    e tutte le penisole che su acque
    chiare di laghi innalzano e sul mare
    l’uno e l’altro Nettuno, con quanta
    gioia e quanto piacere ti rivedo!
    Non mi par vero d’essere lontano
    dalle terre bitinie e della Tinia
    e sereno poterti contemplare.
    Quale felicità piú grande, se
    liberi d’ogni pena, con la mente
    leggera di pensieri, ritornando
    a casa stanchi, da paesi stranieri,
    nel sospirato letto riposiamo.
    Questo il compenso di tante fatiche!
    O mia bella Sirmio, salve!, rallègrati,
    ora il tuo signore è qui, e voi lidie onde
    del lago, rallegratevi; echeggiate
    gridi ridenti di gioia nella casa

    (Traduzione di Salvatore Quasimodo)

    Da’ colli Euganei, 11 Ottobre 1797.

    Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia. Il mio nome è nella lista di proscrizione, lo so: ma vuoi tu ch’io per salvarmi da chi m’opprime mi commetta a chi mi ha tradito? Consola mia madre: vinto dalle sue lagrime le ho obbedito, e ho lasciato Venezia per evitare le prime persecuzioni, e le più feroci. Or dovrò io abbandonare anche questa mia solitudine antica, dove, senza perdere dagli occhi il mio sciagurato paese, posso ancora sperare qualche giorno di pace? Tu mi fai raccapricciare, Lorenzo; quanti sono dunque gli sventurati? E noi, pur troppo, noi stessi italiani ci laviamo le mani nel sangue degl’italiani. Per me segua che può. Poiché ho disperato e della mia patria e di me, aspetto tranquillamente la prigione e la morte. Il mio cadavere almeno non cadrà fra le braccia straniere; il mio nome sarà sommessamente compianto da’ pochi uomini buoni, compagni delle nostre miserie; e le mie ossa poseranno su la terra de’ miei padri.

    (Ugo Foscolo – Ultime lettere di Jacopo Ortis, Parte prima)

    colti belli come sempre i tuoi scritti Giuseppe
    grazie per farmi ricordare Foscolo-Catullo.Quasimodo
    che bello sapere che c’è persona che conosce come te ” roba” da cassaforte trasparente.

    bello e pensoso il leggere te mi fa ma con piacere
    grazie amico
    dario

    Caro Dario,
    a commento della tua poesia, ho voluto riportare due brani – peraltro di autori “veneti” – che esprimessero l’amore per la propria terra, per la patria; un sentimento che ha trovato voce nella grande letteratura d’ogni tempo, quale fondamento della coscienza di libertà e della libertà di coscienza.

    G.B.

Something to say?