La decontestualizzazione
Del testo
Dal contesto
Si ricontestualizza
Nella contestazione
Del contesto
Da cui il testo
Era stato
decontesualizzato.
Forse.
Giuseppe Bottazzi
La decontestualizzazione
Del testo
Dal contesto
Si ricontestualizza
Nella contestazione
Del contesto
Da cui il testo
Era stato
decontesualizzato.
Forse.
Giuseppe Bottazzi
Something to say?
Umor sagace segreto o all’aria
non so
ma la prova italiana cui esponi la tua
mi ha costretto con piacere
a rileggerti
è prova di chi sa adoprare le parole
conosce la lingua
pare toscana
.
Bravo giuseppe.
dario.
Left by Dario Petrolati on aprile 22nd, 2010
Grazie di cuore, Dario.
Vorrei esporre una breve esegesi del testo per i lettori.
La poesia esprime un concetto semplice: estrapolare, isolare un testo – più o meno breve – da un’opera (letteraria e non), ha come conseguenza l’assunzione, quasi sempre indebita, da parte di quel testo di nuovi significati.
Per cui, se da un lato ciò potrebbe favorire un più libero esercizio critico di analisi (vòlto appunto ad esplorarne inediti recessi semantici), dall’altro rischierebbe di generare una fallace attribuzione di significato proprio all’opera di provenienza.
L’ultimo verso sta ad indicare il rischio continuo di fraintendimento che tale gesto ermeneutico comporterebbe, qualora non venisse effettuato in maniera eticamente consapevole e possibilista: è il rischio della manipolazione, dell’ambiguità, della maldicenza, dell’inganno, del dogmatismo, della demagogia: del sapere come potere, e non come servizio all’emancipazione morale della collettività.
Il linguaggio poetico, con le sue potenzialità di sintesi e musicalità, mi ha qui consentito di sostenere – con un pizzico di giocoso umorismo – una tesi per me sempre attuale, soprattutto a livello sociale e politico.
G.B.
Left by Giuseppe Bottazzi on aprile 22nd, 2010
Errata corrige (V e VI riga): “di nuovi significati da parte di quel testo.”
Left by Giuseppe Bottazzi on aprile 22nd, 2010
Caro Giuseppe,
io quando scrivo e scrivo sempre ovunque anche sui muri
lo faccio d’istinto sono umorale e come se cavalcassi parto all’assalto di confini che manco conosco
mi sfinisco sempre chè mi scordo respirare con sgomento scopro scopro mentre cerco in continuazione qualcosa che mi pare esista
mi pare sista la follia e forse l’adoro come la musica
il proibito
senza regole insomma
una persona che docet a trieste mi ha detto per scritto che il mio disarticolato modo di esprimermi assomiglia allo stile dei giovani emergenti scrittori libici
io non so non conosco il magrheb usi e costumi relativi
ecco questo ti dico perchè tu mi conosca meglio con minor tua fatica
auguri e
“cose”care,
dario.
Left by Dario Petrolati on aprile 28th, 2010
Dario, leggendo i tuoi numerosi componimenti, ho potuto sempre apprezzare l’originalità e la particolarità idiolettica del linguaggio poetico con cui hai scelto di esprimerti.
L’uso estremamente libero – al limite della disarticolazione – della sintassi crea una perfetta mímesis del flusso di coscienza, ovvero una circolarità ermeneutica tra parola scritta e ideazione, tra segno e significato.
Perciò, trovo che la comprensione delle tue poesie non sia per nulla facile o immediata (fatto per me positivo, s’intende!), proprio a causa della necessità di dover sopperire alla non-letteralità (quasi presentazionale) del testo con numerose riletture; ma è proprio tale feconda coazione ad indurre virtualmente il lettore all’intuizione profonda del messaggio poetico.
Un caro saluto.
G.B.
Left by Giuseppe Bottazzi on aprile 28th, 2010