Poesie Senigalliesi » Blog Archive » Venere Nera
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Come Dorothy Dandrige
e forse più

Solo alla Wiennese può succedere
di prima mattina
nell’umida notte

Silenziosi e lucidi stivali
coi lacci
come quelli di Anna imperiale

Ombra di Cleopatra
eretta sulla prua
diretta alle colonne di Ercole

Unico vestito
nero lucido

Un passo indietro

Beve caffè
assaggia una pasta vuota
senza dolci
crema

La linea del suo aspetto
non viola
ed il sapore del suo corpo
solo immaginare si può

Alta
creata da dio
con fianchi Canoviani
labbra egizie
pelle colorata
di un sole inesistente

Tirati capelli
come scolpiti

Mani lunghe
dita perfette

Occhi neri
come pensieri proibiti

Bellezza perfetta
che tanto disagio provoca
sempre
ovunque

Avrà un nome
solo suo

Venuta di là
dal mare

Un posto
che solo lei conosce

Donna
così perfetta
quieta
peccaminosa
mai più potrò vedere

Il suo sapore
resterà per sempre
anche nello stomaco

Vedo che sa guidare
e vincere
su cavalli berberi

Dario Petrolati
Padova 30 dicembre 2009
(pare ragazzo quando stringe le briglie)

3 Responses to “Venere Nera”

    S’io non l’avessi vista penserei di averla inventata immaginata
    come quelle veneri maghe da fumetti

    invece esiste e mai più la rivedrò

    forse Michele o chi per esso mette in dubbio la mia visione

    peccato

    hanno perduto solo un disegno che magari Botticelli avrebbe lasciato a bocca aperta

    non so e non capisco questa canzone triste e allegra ripetuta con sotto violino da Valentina Lo Surdo

    Ed era il terzo anello

    dario.

    fra poco vado alla Wiennese
    anche se il bianco Palazzo Maldura è chiuso
    e dei ragazzi si sente il respiro
    l’alito che arriva da Reggio bombardata di fresco
    i mattoni di treverso ed i politici con lacrime false per paura di perdere un giorno di indennità
    attraverserò Ponte Molino e leggerò rileggerò lapidi eterne che sempre finiscono con osanna alla chiesa
    é bella Padova
    bisogna cercarla e magari da una finestra si sente odore di peccato perdonato
    La gente che abita ove io cerco mi guarda e dice stupita che lì è nata eppure non si era accorta

    Sanno odorare i sapori di cucina il caldo delle lenzuola appena stese che poi si peseranno di umidità
    aria di campi e strade ove picchiano i tacchi delle signore
    Quali signore
    quelle più ricche
    perdute in palazzi nelle enormi biblioteche coi libroni in cuoio legati con catenelle

    Poi giro a sinistra e vado ad imparare “cose ” che Randi si tiene in tasca essendosi portato via dalla libreria Draghi
    prima che qualcuno rubi o guardi senza capire.
    dario.

    serve anche a stampare ?

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