Poesie Senigalliesi » Blog Archive » Anch’io (lettera a Bruno Martino)
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Anch’io odio l’estate,

Anch’io odio questo sole,
che consuma l’anima
d’inesauribile solitudine;

Anch’io odio questo calore,
che riarde il corpo
di nostalgia senza speranza.

Anch’io,
Anch’io attendo l’inverno,
che doni al mio futuro
l’algido refrigerio

di poter contemplare
questo torrido presente
dal gelo siderale
di un’atarassia senza passato.

Anch’io odio l’estate.

NuevoRilke
(Agosto 2009)

10 Responses to “Anch’io (lettera a Bruno Martino)”

    caro Rilke è sorprendente, sei colto simpatico, deve spadroneggiare il tuo bel ridere alla
    maniera delle superfighe, cosa sono questi cali di zucchero? ciao.

    Zucchero?… Non ho mai scritto una “lettera a Zucchero”!
    Ma seguirò il tuo consiglio: calerò il fiocco di Bruno Martino e ammainerò la randa di Sugar F.!
    Ciao.

    A Roma
    quando vivevo a Roma e la sera si andava in Via Veneto o dietro Via Ludovisi c’erano quasi sempre due incontri fissi
    O si scendeva da Peppino di Capri ch’era pieno di ragazzi che lui teneva allegri con le sue canzonette napolirok o c’era l’altro locale sempre attaccato pieno di “gente che si faceva” e lì regnava con le poche luci spente Bruno Martino coi denti bianchissimi la pelle sempre assolata
    “E la chiamano estate” sempre durò
    Ogni sera la ripeteva continuamente e le coppie si stringevano scioglievano eppoi in macchina andavano a fare l’amore
    D’estate pure sotto la Rotonda me lo trovavo Bruno Martino con uno slippetto ed il culo scoperto quasi a sfidare la morale sempre tutto abbronzato con qualche vitellone di Senigallia in riva al mare
    La sera a Villa Sorriso ripeteva indefesso la sua ” e la chiamano estate ”
    Credo fosse il suo timbro chè come lui nessuno sapeva sentirla e dirla con aria da puttaniere simpatico eterno
    Piaceva quella canzone detta come solo lui sapeva
    Durò tutto fino a che visse.
    Ora tutto sparito c’è questo sole quest’aria infame che non fa sognare alcuno
    Tutti si lamentano
    Erano altri tempi.
    dario.

    Sono veramente disgustato dal suo commento, signor Petrolati.
    Quando si tratta di “commentare” le mie poesie, non fa altro che esibire una volgarità ed un’arroganza veramente esecrabili.
    Mi vergogno di Lei, della sua ignoranza e della sua prepotenza che insozzano i miei versi.
    Se ha qualcosa contro il Sottoscritto (qualche sua paranoia personale, credo), lo faccia presente alla Redazione, la quale mi metterà in contatto con Lei.
    Considero gratuitamente diffamanti questi commenti, e – continuo a ripeterle – la diffido nuovamente da insistere a scriverli.
    Vergogna!

    NuevoRilke

    Non capisco veramente il perchè di tanta accidia,almeno mi sembra,io ci ho messo l’anima dei miei ricordi nel tentativo delle sollecitazioni suscitatemi della lettura.
    Se questo è il risultato allora mi sento non soltato offeso ma radicalmente non capito e danneggiato per il tempo che credevo avere donato con piacere.
    Ho trovato le righe di risposta assai colme di incomprensibile stato mentale ed allora non solo mi pento per il tempo perso ma prometto a me stesso di non leggere addirittura più ciò che scrive quella persona di cui rinuncio ormai a capire ogni ragione mentale.
    Mai mi era accaduto di inciampare così.
    Ogni parola riga allora è solo tempo perso.
    Volgo lo sguardo altrove per recuperare una normalità di chi?.
    dario.

    Lei non deve capire nessun ’stato mentale’ di nessuno, Signor Petrolati, Lei si deve semplicemente limitare al rispetto delle persone!
    Le poesie sono opere d’arte, e non confidenze personali rivolte a Lei.

    Questo è un blog dove si fa letteratura, e non un confessionale – da Lei gestito – ove raccontare i propri ‘peccati’ in versi e riceverne o meno – e sempre da Lei – l’assoluzione.
    Questo non è il suo Blog personale, ove stabilire cosa siano o meno la ‘normalità’, gli ’stati mentali’ a Lei graditi, e dove esercitare l’ipocrita parte del ‘danneggiato’.

    Questo è uno spazio letterario di Poesia.
    Le faccio notare, tra l’altro, che ha tentato usare un termine ‘a effetto’ come “accidia”, ma in in maniera totalmente errata, senza evidentemente conoscerne il significato, supponendo l’ignoranza di coloro che leggeranno.
    Ma casca male.
    Ne riporto il significato corretto, tratto dal Dizionario Devoto-Oli della Lingua Italiana:

    ACCIDIA – 1) Avversione all’operare, associata all’idea di tedio oltre che a quella di neghittosità (ovvero inerzia permanente). 2) Nella morale cattolica, la negligenza nell’esercizio della virtù necessaria alla santificazione dell’anima; è uno dei sette vizi (o peccati) capitali.

    NuevoRilke

    Ripeto:
    non ho tempo da perdere
    E’ forse stato un tentativo
    non riuscito di gioco soltanto bambino.
    A chi mi conosce chiedo scusa della distrazione in cui sono caduto.
    Quale pietà per chi crede di essere qualcosa?-
    Non degnerò più nemmeno uno sguardo e consiglio una doccia fredda-
    E basta.
    dario.

    *um die Quelle der A PRIORI in unserer Vernunft…

    http://www.poesieracconti.it/ … sito simpatico

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