Poesie Senigalliesi » Blog Archive » Il respiro di un numero
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Il gruppo a cui sono iscritto,
l’umanità naturale,
stenta a rappresentarmi.
Non possiedo il motivo.
Non starei qui,
fisso su un foglio bianco,
a violarne la verginità.
Il solo confidente che mi sa ascoltare.
Il resto è molto bravo,si,
molto bravo a parlare.
Ad occhi chiusi
mi sono iscritto,
fiducioso nei miei fratelli.
Il dono dell’accoglienza,
dell’ospitalità e della pazienza,
questo trio di virtù,
coro di un’unica voce,
appartiene a tutti.
L’ho visto,ne sono testimone.
Mentre il mondo girava,
anch’io,con o senza gambe,
sono approdato in vari porti.
I doni avuti da quei popoli
molti di più di quelli dati.
Tanti di questi,
forse solo vane illusioni,
ma ciò che mi dà il pane,
fratello mio,
non è nel tuo io,
potente e ben fissato.
Ciò che nutre
l’istante di ogni attimo,
fratello mio,
sono le vibrazioni.
Figlie di quelle illusioni.

Lorenzo

7 Responses to “Il respiro di un numero”

    C’era Lorenzo,
    la solitudine
    segreta pareva
    solo perchè non detta
    la lingua lo studio il foglio bianco vergine
    tutto già detto scritto
    e non va bene non soddisfa
    Hai la tua sensibilità i gusti i sogni
    come puoi illuderti di assemblare agli altri queste tue ” chiamiamole cose”
    Ognuno ha il suo
    come i sapori della vita
    la musica infinita a volte turba altre lascia indifferente
    E non si tratta di giocare a carte
    Sai benissimo Lorenzo che il mistero è tale
    Se poi ti tocca un nervo scoperto
    viene oltre che dolore
    un sentimento misto confuso
    la cui soluzione chissà qual’è.
    Scusa il mio vagare, ma questo mi fai pensare.
    Bravo,auguri
    ciao,
    dario.

    Ciao Dario…credo che le cose non abbiano mai un solo proprietario…e così…di cosa in cosa ognuno può essere raggiunto…un passaparola silenzioso…un peccato quando viene violato…

    ciao ciao Dario

    Hai ragione Lorenzo ,
    la roba non ha mai un solo proprietario.
    Ma ci sono i padroni vero Lorenzo e con loro come la mettiamo i padroni sono una cosa non seria ma pesante disdicevole a sopportare esistono e cambiano sempre vestito influendo sull’umore il compartamento mio e forse anche tuo.E allora si dà la colpa alla pioggia al tempo sospeso saremo metereopatici saremo cosa saremo Lorenzo se chi è più vile più forte fisicamente finisce col vincere e riceve gli applausi del volgo sarà come diceva ora non più il mio medico di base quando eravamo amici: moralista e ripeteva quando lo salutavo tornando a casa mia moralista.Io credevo conoscere il significato della parola moralista ma il tono con cui me lo diceva mi facevano sempre dubitare ed ogni volta tornavo al Zanichelli chè sempre mi veniva un dubbio.Moralista avevo ragione io solo però che io non sono diventato ricco perchè ho dubitato e lui il mio vecchio amico ora denuncia un reddito difficile a scriversi.Si è buttato col Padrone ,quello che racconta barzellette stupide si tinge i capelli,allora vuol dire che lui non è proprietario bensì padrone e modifica valore e significato anche alle parole ,ma io non mi pento tiro avanti piano anche se non sono padrone o proprietario dubito anche dei miei pensieri che sono sempre soli.
    Ciao
    caro Lorenzo.

    Non solo un foglio bianco sa ascoltare, io credo. Ci ascoltano tutti quelli – umani e non – che sempre hanno difeso la loro ingenuità di cuccioli e, all’occorrenza, sanno farla riemergere dal cuore, zittendo il cervello e la ragione. E nessuno è padrone di nessun altro, se l’altro non si fa servo. Bella poesia, Lorenzo. :-)

    Magari Dario tu sei un passista..il tuo amico un velocista…comunque entrambi in gara..a qualcuno per vincere serve un premio, ad altri serve solo ciò che hanno…ad altri ancora serve privarsi di ciò che hanno…per quanto riguarda i tuoi pensieri mi viene da pensare che se li pensi smettono di essere soli….
    Smile bella cosa addentrarsi nel tiramolla padrone servo….vale un master doppio in psicologia…:-)

    Scusate lo sproloquio…dovete per forza scusarmi…sono le 5 del mattino
    e sento sonno…notte buona

    …forse può non entrarci per niente nel discorso, ma appena letti alcuni commenti ho pensato a questo mio scritto, che propongo (senza impegno)

    IN STAZIONE

    Si sente il fischio, lontano,
    avvicinarsi sempre di più;
    è il treno che pian piano
    torna quaggiù.

    Sono arrivato, ma dove
    mi domando sperduto;
    esco in stazione, piove:
    aspettando qualcosa mi sono seduto.

    Cosa aspetto,
    solo Iddio lo sa,
    forse di trovarmi al cospetto
    di qualcuno che mi dia ciò che non ha.

    Ciao Paride…se ti trovi in stazione, o parti o arrivi…o aspetti qualcuno che parte o che arriva….oltre coloro che ci lavorano…e che quindi stazionano di più…a me piacerebbe essere il turista delle stazioni…senza guide…che non aspetta e non arriva

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