Poesie Senigalliesi » Blog Archive » La bocca
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Del viso è la parte più intrigante
lo sguardo vi si posa
mentre i sensi cavalcano i confini.
Sigillo di un tunnel profondo
dell’anima baluardo o passepartout.
Dipinta è la bocca
di un rosso vermiglio
ferita sottile di lama tagliente.
Sensuale e morbida è la bocca
labbra turgide e promettenti
appena sfiorate da un lip-gloss.
Sbava la bocca
e fa schifo a guardarla
putrido vomito esce come lava.
Alita la bocca profumo di lampone
o esala fluttui di fetida carogna.
La bocca mordicchia leggera e voluttuosa
o addanta con rabbia fino a fare male.
Ride la bocca
anche se l’anima è in ginocchio.
Dice e si nega la bocca della Gioconda
composta e maliziosa
in un inqiuetante sorriso.

Edda Alessandrelli Colini

10 Responses to “La bocca”

    bella bellissima … le guance delle femmine : sala d’aspetto per i baci.

    Grazie Dignani, il tuo commento è poesia.
    “Bella bellissima…è invece l’ago della bilancia un pò per tutti noi.

    …….Abbiamo fatto errori di digitazione, mi sono accorta rileggendo il testo……ma non importa!!!!!!! Edda

    bella bellissima è perché siete brave bravissime e per attaccare bottone cosi facciamo
    salotto. ciao

    ………………….io da quel poco tanto troppo che sono non ti ho mai degnato di una riga.Se non fossi preso da me di me per solo me avrei dovuto accorgermi e molto tempo prima che tu sei capace di esprimere voluttuose sensazioni oltre le mie solite lacrime di pseudo maschio.Sono le mie invocazioni indegne voci che tentano alla commozione,null’altro.Ho trovato nella tua espressione tanta di quella sensualità non apertamente confessata,ed ora che mi sono scoperto che scusa adotto,forse meschinamente mi hai copiato intenzioni e pensieri,potrei provare a scusarmi,dicendo menzogne.Non sono io allora,perchè rinnegherei tutto il mio passato e quel futuro che mi fa paura.Io sono un sognatore,un assai troppo romantico sognatore,non un vigliacco.Mi commuovo e cerco di trasmettere a chi mi legge i brividi e l’estasi che mi sussurra il figlio del Console Americano,con i suoi studi su Schumann ogni mercoledi alle ore 15,30,tutto ed anche il nulla indescrivibile che provo quando passo sotto l’arco del Ponte Molino come stamattina.All’andata ho letto la lapide ed al ritorno l’ho riletta,breve ricordo di quando Galileo studiava il cielo e le stelle e fu poi costretto al gran diniego,io quella lapide l’ho letta solo 2 volte.Se non fosse stato per Randi Pietro ad indicarmela l’avrei ignorata,in mezzo ad altre proprio non l’avevo notata.Di quel ponte:Ponte Molino serbavo solo e sempre l’arcata sopra il fiume,il ricordo della pallida signora che con un sospiro l’anno scorso mi ringraziò quando le cedetti il passo,era più bella e pura di una Madonna di Raffaello,e le anatre che hanno ripulito tutte le acque si da far vedere i fili d’erba tremare come se fossero capelli al vento.Ecco questo e molto di più mi hai fatto pensare Edda,scusami il ritardo.
    dario

    Caro Dario, grazie per le tue righe, non ti devi assolutamente scusare né con me né con il mondo intero. La lapide del Ponte Molino forse ti sarà anche sfuggita, ma non i ricordi e le sensazioni che quei luoghi ti hanno suscitato. Emozioni che poi riesci abilmente a trasmettere a chi ti legge, a chi ti è vicino. C’è un solo modo di essere autetico Dario, il tuo Dario certo lo è e questo per me è un gran pregio; tutto il resto è una comune, convenzionale e banale forzatura dell’essere. Purtroppo oggi i puri, gli autentici, i coraggiosi…sono una razza in via di estinzione.
    Un forte abbraccio EDDA

    Grazie Edda,
    grazie è poco
    vorrei essere davanti a te
    dirtelo.
    Non posso pronunciare
    pensieri
    oggi è una pessima giornata moralmente.
    Non è giusto rattristare le persone buone
    Sono un metereopatico
    mettiamola così
    Quando mi leggi
    salta le righe
    scegli le parole più comode
    Oggi porca miseria
    non so nemmeno essere romantico
    o magari triste.
    Non so
    mi sembra di essere arrivato troppo presto
    come davanti ad un negozio
    E’ tutto chiuso
    c’è il sole
    un sole che scalda le speranze
    certezze sembrano
    di chi si appresta a salire
    sulla nuova diligenza
    Io proseguo a piedi
    c’è tanta gente per strada
    stupita
    fregata
    ingannata
    Vado a piedi
    voglio illudermi.
    Ti leggerò sempre
    con piacere.
    dario

    Sento un’emozione fortissima
    appena di ritorno dalla libreria Draghi
    Le mie così dette poesie ( altro non sono che sensazioni col sale sulle ferite fresche )saranno recensite da Ferdinando Camon.Sono davvero fortunato.Non credevo che le mie intime fatiche, il mio mondo quasi inventato,gli altri non vedono,inciampano, non so,possibile che solo l’insonnia,il pessimismo che sempre mi segue e quasi mi reca vergogna dia di questi frutti,soddisfazioni non proprio, essendo tanto il peso e le confuse sensazioni che provo nelle ore più disparate del giorno.Non so , dubito,cerco e sfinito,solo quando sono stanchissimo smetto senza che io mi accorga la camminata tra le mura bellissime,rasente i cigli dei rivi colmi di storia,ed io che credo di vedere mi fermo a leggere lapidi iscrizioni, osservo balconi nei punti più disparati sempre con le imposte chiuse ,ove anni addietro quando mi divertivo a Torino con le belle di giorno,girarono film con attori tipo la Taylor e Burton ( la bisbetica domata )od anche campagne ove la Loren e Mastroianni e tanti altri ancora.Storie d’amore,gelosie,tradimenti,ma sempre la Chiesa per sfondo a giudicare far paura.Le donne sono sempre state le più coraggiose,anche se perseguitate e maledette hanno sfidato e provocato,anche morendo, magari hanno indossato un manto di dignità che noi fifoni abbiamo sempre ignorato per paura.Allora cara Edda tutto questo mio discorso vago sconclusionato altro non vuole essere che un dirti,la tua intelligenza ti aiuta,cose e non cose, dubbi sempre, attimi lunghissimi che solo io so dove e come sono fatti.Estrapola dal mio divagare qualcosa e capirai come conduco la mia esistenza,mai quieta,che non scambierei però con una pace od una serena esistenza.L’avere scoperto,io estraneo a queste terre ( la nostalgia delle mie Marche sempre mi segue )le finestre con gli spessi portelloni di antico legno da dove proviene il suono del pianoforte che suona il figlio del console americano,questo cortile pudico e bellissimo non sono il solo a praticarlo eppure nessuno si fermava o si è fermato ad ascoltare e chiedersi-domandarsi chi poteva essere a suonare così bene.Adesso il quartiere sa chi è dopo che sono andato a peregrinare portone per portone in Piazzale Mazzini ed avere scoperto chi si esercita e studia musica.Sono piccole cose inutili che non aricchiscono ( dal lato economico ) ma danno un senso alla vita,almeno secondo me.E quando succedono sti fatti io mi arrabbio mi isolo e faccio pesare la ignoranza.Come ieri mattina,durante un intervallo,mi venne a mente di parlare dell’Inno Nazionale greco.Non l’avessi mai fatto,chi tifava per la Marsigliese o per il nostro od anche quello russo,ho cercato di spiegare l’origine e la storia dell’Inno greco:risultato arrabbiatura generale.Io l’ho sentito e notato durante le Olimpiadi di Atene,ha un fascino come una donna da film in bianco e nero.
    Che vuoi cara Edda,spero mi perdonerai lo sfogo,vale anche per chiederti scusa visto il troppo tempo passato dal ns ultimo”incontro”.
    Un abbraccio fraterno
    dario.

    non sapevo del tuo infortunio,solo oggi a mezzo Franco ne sono venuto a conoscenza.
    Adesso che ti sei rimessa.
    Gli auguri per una immediata ed efficente ricollaborazione.
    Aspetto di leggerti.
    Ci tengo che tu mi segua.
    ciao,dario

    Edda cara,
    mi pare di avere capito che sei uscita dall’Ospedale
    Appena puoi fammi sapere come stai
    Ti abbraccio caramente,dario

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