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Adagio andavo nell’uggiosa sera,
aderente al ritmico ronzare
del saggio addio divino
fatto a me. Io, titubante
e inquieto, relitti
e spoglie acquatiche
adducevo a mia discolpa,
prede abissali, meravigliose,
immotivate e ignote.

Scolpiva intanto il mare,
con pazienza antica, gli scogli
e tutto il resto,
spiaggiando gli storti e derelitti
rimasugli di esistenze, di pesci,
di boscaglie,
e degli umani.

Era davvero troppo il sospirare
della tediosa flatulente bava,
brezza crepuscolare e accusatrice,
allora m’adagia, con tutta questa
pelle di serpente, sopra la fredda
rena, sopra la crosta dura della terra,
in mezzo ai sassi, alle conchiglie,
ai rovi.

Volli ascoltare i trilli
dei tintinnanti azzurri,
dell’indaco,
dei teneri violetti.
Di tutti quei colori e versi
che, astuti, sanno fare i fiori
quando crescono
nel mezzo ai prati verdi,
oppure chissà dove.

Leonardo Barucca

2 Responses to “Adagio andavo”

    “Ma che sapore ha
    una giornata uggiosa?”

    Ma come sei diverso
    Leo
    Di persona
    standoti vicino
    appari semplice
    accomodante
    E invece
    invece sei corroso
    onesto
    buono
    preso a cazzotti
    Credo che non ti capiscano
    non abbiamo capito
    sentito la tua sensibilità
    Ti sei messo di profilo
    e senza dirti grazie
    passano davanti
    sul marciapiede
    Che sciocchi
    volgari
    presutntuosi
    Almeno me
    scusami Leo
    la nobiltà dell’anima tua
    è così pulita.
    Fatti cattivo
    no resta così
    Peggio per noi.
    dario

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