Poesie Senigalliesi » Blog Archive » ‘Na scagnarata tra do “signore”
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Ao’ Terè, stame a sentì,
sta storia à da fenì…
Tu fjolo cun cul palò
cià levatu la pace in stu riò.

Ieri un vasu de fiori m’à sbregatu,
e lu,…mancu à fiatatu.
Ogi, po’, cun calciu datu male
m’à rotu du vetri de le scale.

Al giornu, nun se po’ durmì un bucò,
perché cun cul cavulu de palò,
da certe zampate, che de botu
te fane svejà come se ce fosse el teremotu.

Te jè devi da rugà!!…se nel fai
iu el digo a tu maritu…vedrai…!
Cuscì sti gioghi rumorosi
li vai a rigalà ai fioli bisognosi….

Aaa…no …carina, te a mi marito nu’ je dighi niente
se no….anco io digo al tua, che de frequente,
quando che lu lavora, Gigi viene a casa tua.
Ed è d’an pezzo che ho scoperto sta manovra tua.

Propriu nun te conviene a piatela cun cul fjolo mia,
perché se parli te, ancora io digu tutu…bela mia!
O….ma Terè, cus’ai capitu…., iu dicevo cuscì…per parlà
…i fjoli se sa…ciane diritu de gjugà!!!

O… iu ciò da fa, vago via…, ma dame mente,
no’…nun ce seme dite propriu niente…
pe ste sciapate, pe sta roba de fjoli
nun vuremo miga fa la figura de’ cagnaroli?

Cusa vulemu fa…fa ride el vicinatu…
pè nà sciapata dun calciu male datu.
Te cerca de sta bona, calma e …de sta bè.
O… iu nun t’ò dito niente è….ciau Terè !!

Edda Alessandrelli Colini
30/04/’79

5 Responses to “‘Na scagnarata tra do “signore””

    Bravissima Edda!
    Senza nulla togliere alle altre, questa è indubbiamente la poesia che mi è piaciuta di più tra quelle che hai pubblicato finora. E’ la più fresca e ispirata, anche molto divertente, ma per nulla stupida o banale. Seppur in forma ironica e paradossale, dice molto sulla nostra pochezza di esseri umani e su quanto siamo meschini, a volte, disposti volentieri a cambiar bandiera e a barattare anche le nostre idee e i nostri princìpi con un po’ tornaconto personale.

    Cara Edda,
    ho letto più volte il tuo componimento, del 1979 ?,o c’è un errore di data? Oggi è una giornata no.Pur essendo di Senigallia,sono tanti anni che manco,ora vivo a Padova e prima ho girato tutta l’Italia per lavoro,ho faticato a capire il significato di alcune parole, molte purtroppo,lo spirito che ha trovato il buon Leonardo io ho faticato tanto ad identificarlo.Il carattere pessimista sino a dar fastidio che tengo addosso mi umilia.Non capisco il dialetto padovano e quando mi capita qualcosa delle mie radici ( marchigiane intendo ) involontariamente si alza un muro.
    Rimpianto del passato, nostalgia dei giochi di bambini, voglia di rivedere i volti, sentire le voci di quelli e quelle che sono stati i miei superficiali compagni di sogni dalle parti della Rotonda.
    Tutto è passato, io ho continuato a sciupare i giorni a Torino,Pescara,Ancona,Roma,ho solo rubato, copiato la bella estate come se tutto dovesse durare sempre ed il tempo non si fermasse mai.Ed invece mi trovo ora a scoprire e studiare Petrarca,Leopardi,ascoltare Schuman e soffrire per la solitudine della Callas.Ultimamente sono stato a Parigi,da solo,ci tornerò quanto prima.Ho camminato sempre, perdendomi continuamente.Ho scoperto cose che solo a Leningrado, di notte, mi sembrò di vedere.
    Solo per strada,niente musei,mai al chiuso.Vedi dove sono finito ?Un fuori tema senza giustificazione alcuna.
    Però mi sei stata utile almeno per sfogarmi.
    Se mi dovessi scrivere mi farebbe piacere.Ho anche un blog, ove quasi tutti i giorni tengo il mio diario quotidiano.
    Scusami l’impiccio.
    dario.

    Brava Edda, m’è piaciuta na mucchia un bel po’ sta poesia tua, di più non digo perché io non so fa a fa il crittico, ma però ti vojo consijare di partecipà a un concorso che c’è maqui da vicino, a Agugliano:
    PREMIO NAZIONALE “LA POESIA ONESTA”
    AGUGLIANO (Ancona)
    Ti ce metto anca il linco:
    http://www.associazionelaguglia.it/

    Gentt.mo Sig. Petrolati,
    sono a trascriverLe la lettera, di cui prenderà visione, unicamente come un semplice scrivano incaricato di ciò.
    La persona che Le scrive, infatti non possiede e “non vuol possedere” il PC, indi per cui, si appoggia su di me per pubblicare i Suoi lavori e le Sue risposte ai commenti che riceve.
    Mi scusi quindi, anticipatamente, per la mia inevitabile, ma anche piacevole intrusione nel Vostro colloquio.
    “Caro Dario,
    ricevere la Tua lettera mi ha fatto piacere.
    Io non ho il computer, ed un mio amico me l’ha letta e dettata per telefono.
    Grazie per avermela scritta ! Tutto ciò che interrompe il grigiore della mia vita è il benvenuto !
    Io sono restata sola, così cerco di riempire le mie vuote giornate con molteplici attività.
    Vado a scuola d’Esperanto, assisto alle conferenze (quelle che mi interessano) dell’Università della III età.
    In passato scrivevo le poesie in vernacolo anconetano (così si spiega quel 1979, data autentica).
    Certo che molte parole erano per Te incomprensibili, non erano scritte in dialetto senigalliese. Ora qualche volta le scrivo anche in Italiano. Lungi da me, però, l’idea di ritenermi una poetessa !! Ma basta, non voglio più parlare di me !
    E’ vero Dario che sei andato fuori tema ! Ma questo Tuo sfogo mi ha fatto piacere, perchè mi hai considerato un’amica e come tale mi hai rivelato il Tuo stato d’animo mentre stavi scrivendo.
    Vedi, le giornate “NO” (come Tu dici) passano a tutti e qualche volta vengono così senza motivo apparente, succede quando un velo di tristezza scende sul nostro animo.
    Bello quel passo della Tua lettera dove provi una nostalgia velata da una sottile malinconia al ricordo di giochi infantili, desiderio di sentire voci, vedere i volti dei Tuoi occasionali compagni di sogni, fatti dalle parti della “Rotonda”.
    A chi non è capitato nella prima giovinezza (quando la vita ci si presentava come un libro tutto da scrivere) di sognare, fantasticare e immaginare il proprio futuro ? Però per tutti esso si è inesorabilmente rivelato, purtroppo, sempre diverso da quello sognato.
    Ho appreso che hai viaggiato e sei stato in varie città per lavoro. Fortunato Te, che sei stato a Parigi e Ti riproponi di tornarci ! Io non l’ho mai veduta.
    Mi sembra di vederTi come lo descrivi, quando tutto solo cammini nella notte per scoprire, vivere,respirare, direi assaporare tutto il fascino di una città come Leningrado. Ma il Tuo voler “perderTi” nel silenzio della città, non è forse la necessità del Tuo animo, dettata per il bisogno di solitudine o da quel Tuo “suggestivo” velo di pessimismo?
    Tante sono le cose che mi hai raccontato nella Tua lettera ! Credi, mi sembra di scrivere ad un amico e non ad uno sconosciuto.
    Grazie di nuovo per le Tue parole ed un caro saluto.

    Edda Alessandrelli Colini

    Edda cara,
    i giorni NO non finiscono mai, grazie per avermi scritto e capito.Mi logoro continuamente,tra ricerche umanistiche,quesiti esistenziali e culturali.Sono appena reduce da una difficile mostra su Picasso a Palazzo Grassi.La sera appena arrivato a Padova ho cercato mentalmente un poco di quiete.
    Nulla da fare.Alle due di notte su Radiouno Rai mi sono messo in contatto con Vanessa Giovagnoli,redattrice giovane,disponibile e marchigiana come noi.L’ho scoperta per caso,le,ho dedicato una poesia : Il Faro di Alessandria, che ho inserito nel mio blog.L’emozione ed il piacere di partecipare mi hanno ulteriormente sfibrato.La mattina alle sei cerco di rendermi utile al Centro Luccini di Padova.E’ questo un mondo a parte, vicino la facoltà di lettere e vedo , scopro la vita ,la solitudine, la gioia ed i peccati.
    Im questi giorni sto subendo un amore negatomi, la parte oggetto della mia attenzione è sposata , tutto è così complicato.Mi stimano, anche troppo tutti quelli che conosco.Questo mi crea problemi esistenziali.Entro l’anno i miei composti amici pubblicheranno le mie poesie, molte delle quali sono sul blog.
    Ti racconterò di me compiutamente, quando sarò più sereno.
    Adesso tremo.
    Grazie,dario

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