Allora si riparla di poesia
ragazzi questa sera.
E se a voi pure incoglie
questa frequente ripugnanza
per quelle certe primavere,
e per i tanti muri invasi,
arrampicati dalle selvatiche
verzure, dagli insetti, dai ragni
schifosi e perturbanti,
dall’intricarsi delle ragnatele,
se aborrite anche voi
gli irresoluti autunni malcontenti,
se vi affaticano quei
colori accesi, le bigie nebbie
inutili e malsane,
le parietarie, i sambuchi,
i rosmarini odorosi,
i calabroni, le processionarie,
venite qui, su questo scacco
irrisorio di cemento
che è il mio terrazzo nudo.
E’ la natura di cui dispongo io,
mi appaga e vivo quieto qui.
Da sempre esiste
la sottile crepa che frastagliata
l’attraversa obliqua.
Nel mezzo c’è spuntato
un filo d’erba, stento,
giallastro, perché il cortile è orribile,
buio, tra muri alti e affumicati,
comignoli e tettoie,
bitumi, gronde arrugginite.
E’ uno stelo di grano,
sono certo, lo so così,
senza motivo, ma lo so.
Io di quel grano e basta
vorrò nutrirmi per tutto
il tempo che mi avanza,
e sarà un tempo privo di stagione,
in questo luogo oscuro,
e chiaro, e inconcludente.
Aspetterò che cresca
e poi che spighi
per i miei nuovi versi
che allora scriverò.

Leonardo Barucca

Posted by Michele on sabato, gennaio 27th, 2007 at 9:23 pm.