Poesie Senigalliesi » Blog Archive » Coraggio di vivere
Search

Se non ci fosse
quest’odio represso
indifferenza
bruttezza
silenzi antichi
pesanti
di pietra
Guarderei di sotto
fuori
dove la gente vive

Mi piacerebbe tornar bambino
od anche così
come sono
giocare allegramente
in silenzio
Toccarsi stupiti
scoprirsi
ad occhi chiusi
od anche spalancati

Sentire
il battito del cuore
toccare le labbra
il compatto seno

Si dici si

Arrotoliamoci sulle bianche lenzuola
verranno lunghe carezze
eterne
leggere

E d’improvviso un fiotto
un soffocato grido
Tutt’uno
dentro l’altro

E’ un odore
che avevo scordato
Amore
preghiera
gioia

Respiriamo questa realtà
che pare sogno

Strette nel pugno
le bianche mutandine
di solo merletto
Bagnate anch’esse
Andremo all’inferno

Dario Petrolati
23 gennaio 2007
www.dariopetrolati.it

8 Responses to “Coraggio di vivere”

    per me le costruzioni in poesia sono una specie di teatro che racconta la realtà data, qui sul pianeta Terra c’è tutto un faticoso bel vivere e c’è il Caso il grande Dispensatore di tutto ciò che è bello e buono e terribile e se te la cavi il disimpegno nell’amore è un’ovvietà..
    bella bellissima

    Enrico,
    è buio e c è freddo non sono ancora le sette.
    Padova dorme tutta.
    Ho letto il tuo profondo pensiero.
    Il caffè che ho bevuto al bar non mi ha ancora del tutto aiutato a reagire.
    Ho sentito,leggendoti , serie valutazioni esistenziali.
    Sospendo,vado alla Wiennese ,respiro,prenderò il Sole 24 ore,regalano Siena,e prima di riprendere a sciverti voglio credere di essere a posto.
    Grazie,a più tardi
    dario

    Strette nel pugno
    le bianche mutandine
    di solo merletto
    Bagnate anch’esse
    Andremo all’inferno

    Sono mie quelle mutandine bagnate, ridammele adorabile sporcaccione dolce e sensitivo. L’inferno mi terrorizza e mi attrae irresistibilmente come sai bene.

    Quello che dice Enrico è assai profondo come al solito, ma come sempre complicato, ambivalente e ambiguo, da quel vero grande poeta che è.

    Guarderei di sotto
    fuori
    dove la gente vive

    ……………………………..

    Abbiamo nel cuore un solitario
    amore, nostra vita infinita,
    e negli occhi il cielo per nostro vario
    cammino. Le spiagge i cieli, la riva
    su cui sassi e rovi e il solitario
    equisèto, e colli erbosi grassi
    rioni, città dispiegate come
    belle bandiere, e nude prigioni.
    Questa è la nostra vita. Questi nostri
    volti vagabondi come musi
    di cani ci somigliano. Il vento
    il sole le corolle rosse e blu,
    i sogni mai sognati i nostri sogni.
    Questa è la nostra vita e nulla più.

    Beppe Salvia

    da:’Un solitario amore’ Fandango

    Cari,carissimi amici
    Maria Pia,Enrico,Leonardo,tutti ( nessuno escluso ).
    Oggi Padova è bellissima,c’è ghiaccio per terra, ma non neve.I fiati delle ragazze e dei ragazzi che ridono a bocca spalancata sembrano civetterie,disegni di Modigliani che leggeri leggeri s’inseguono tra cantoni e mura antiche.
    Sono appena uscito dalla Wiennese ,ho bevuto 2 splendidi caffè ed ora sono qui a pensarvi.Tra poco arriveranno delle ricercatrici dell’Università,e ci faremo compagnia sino alle 13.
    Mi piacerebbe che almeno uno di voi vedesse quest’angolo di Padova,ove suorine,ci sono vari ordini,laiche che lavorano tra una preghiera e l’altra alla mensa dei poveri.C’è in giro aria e profumo di preghiere e desideri di amori repressi.
    Varie lapidi, appiccicate proprio qui vicino, su una torre del 200 ricordano che scorribande di Ezzelino.La chiesa ne parla male,io tifo per lui e Federico II.Aimè sto sempre dalla parte di chi perde,ma qui a Padova sotto le eleganti, sfacciate pelliccie esposte nelle messe a mezzogiorno ci sono corpi nudi che non si rassegnano.Mogli e figlie di chi comanda.L’importante è pregare.Per me è un insulto.Oro,argento,cibi carissimi e sesso.
    Ma Padova è bella anche per questo.Ho divagato un pò, ma almeno sapete che sono ….,un osservatore inquieto.
    Un abbraccio fortissimo,dario

    a proposito di osservatori inquieti….l

    Vizio alquanto più grave, ella porta parrucca
    le belle chiome nere perdé la nuca bianca;
    ma ciò non toglie ai baci di sfiorar con amore
    quella sua fronte calva peggio assai d’un lebbroso.
    Ha soltanto vent’anni;
    ma già cadenti i seni
    pendono dai due lati come zucche svuotate:
    e tuttavia ogni notte, sul corpo suo rampando
    al modo di un neonato, io li poppo e li mordo
    e, benché spesso ella non abbia neppur un obolo
    per strigliarsi le carni e ungersi la spalla,
    io la lecco in silenzio e più fervidamente
    che Maddalena in fuoco i piedi al Salvatore.
    La povera creatura, di voluttà ansimante,
    ha di rauchi singhiozzi il petto tutto gonfio
    ed io indovino, al bruto soffio del suo respiro,
    ch’ella ha mangiato spesso dell’ospedale.

    BAUDELAIRE versi giovanili

    Enrico
    sei bravo, impietoso,a volte temo il tuo giudizio.
    Cerchiamo almeno di aiutarci,porca miseria.
    C’è uno squallore,tanta violenza gratuita in giro che più passa il tempo e più mi pesa la malinconia.
    I Vinti,ricordi a scuola?
    stammi bene e se puoi seguimi.
    Un abbraccio.
    dario

    Questa poesia è stata scelta come poesia del mese su Vivere Senigallia

Something to say?