Poesie Senigalliesi » Blog Archive » Il cielo
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C’è una lama di ghiaccio
appesa al cielo
e il ramo che la tiene
è dentro il cielo,
perché la nebbia
ha reso il cielo più vorace.

La talpa dentro il faggio
gioca
e scava
e il muso e i denti sono suoi.

Il faggio scava il cielo
e ci si perde
prova col tronco il freddo
e con i rami lo cattura.
Il tronco e i rami sono suoi.

Il cielo è sempre cielo,
ma oggi è più vicino,
perché la nebbia
ha reso il cielo più vicino.

L’alba è uno specchio,
la talpa guarda,
sente la talpa
il freddo,
che ha reso l’alba specchio,
sente dolore e guarda.
Il faggio ama la talpa
che a volte c’è o scompare,
ama quel grumo caldo
tra le sue radici,
ama la nebbia
che avvolge la corteccia
e l’addolcisce
e poi ama il merlo
che vola tra i suoi rami.
La talpa sente,
dolore e freddo,
sente il tempo e il morire
e forse si domanda
se il suo dolore è suo
o se non è del cielo anche la morte.

Dal ramo il merlo becca il cielo
e lo fa più leggero,
mentre la talpa muore,
perché la nebbia
ha reso il cielo più vorace.

C’è una lama di ghiaccio
appesa al cielo,
dal ramo il merlo spicca il volo
rende al faggio il suo ramo,
rende il ramo leggero.

Il cielo è sempre cielo
e di nulla ha dolore.
Il faggio ama
l’alba e la nebbia,
la corteccia e il ramo,
ama il cielo e la terra,
ama il merlo
e la talpa morta che lo nutre.

Leonardo Barucca

One Response to “Il cielo”

    O barucca! tutta ste parole inutili per dire che quando moriamo andiamo a far concime nei campi. Altre volte mi sei piaciuto di più.

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