Non sono marinaio.
La mia vela
con imperizia dispiegata
ben poco può
nel turbinio di venti
del procelloso mare dell’uomo.
Navigo così da tempo
al limite del naufragio.
Fra marosi che mi travolgono
e stanche bonacce.
Su amene spiagge
ho steso il mio corpo
per rifuggirne poi
bruciato del cocente sole.
Ho risalito fiumi
lussureggianti di vita
per ritrovarmi solo
senza appiglio.
Luci sfavillanti di città costiere
hanno deviato la mia rotta
cerco ora di riprenderla
seguendo il tenue bagliore
intermittente, di un faro.
Sei tu quel faro
che mi indichi il definitivo approdo
Fausto Silvi