Sono io un umano poeta operaio
umile scrittore, paroliere
che giuoca con i versi e con le parole
che le raffina con quella liquirizia
in bocca e una penna sudata fra le dita,
io un ignoto poeta operaio
umile d’essenza, aperto di cuore
che cerca ogni giorno di lucidare
la gemma sua dell’intelligenza,
che cerca fra mille al buio
il suo amore, e che cerca l’evoluzione
e una nuova etica
nella cosiddetta coscienza
e quotidiana esperienza, con passione
facendo poco rumore.
Sono io un certo dilettante poeta operaio
artista non artista, autonomo pensatore
della realtà e dell’umanità,
fratello vagabondo di popoli zingari
fratello della strada con un sigaro
sull’orecchio sinistro e la pelle ispida
affumicata sazia al sole,
orfano e senza confini
non simpatizzante di una certa costumanza
- costumata borghesia -
e di una certa formalità
spocchiosa intellettuale dove c’è la maggioranza,
dove la maggioranza sta.
Sono io un certo poeta operaio
così nato infernale,
prigioniero della terra e di me stesso
con la sua carne sempre viva
fotografo spirituale per vocazione
cacciatore riflessivo
di nuove immagini e sensazioni,
cacciatore nel dialogo e nella cultura
cristiano primitivista senza proprietà alcuna.
Carlo Federiconi
Bellissimi, in particolare, questi versi:
“Sono io un certo poeta operaio
così nato infernale,
prigioniero della terra e di me stesso
con la sua carne sempre viva”;
ma ho trovato, in generale, tutta la poesia estremamente significativa nell’esprimere il dissidio interiore dell’artista; ovvero la continua ricerca – che coincide poi con la stessa ricerca poetica – di un’impossibile ricomposizione della frattura che separa la coscienza individuale dal resto del mondo, l’io dal non-io, l’essere dal nulla.
Una frattura e un’impossibilità che sono, perciò, la sorgente inesauribile del sentimento poetico.
G.B.
Left by Giuseppe Bottazzi on giugno 7th, 2010
non so
meglio o forse il contrario
non so
questa tua poesia ieri
l’ho commentata
stamane trovo solo bianco come se ci fosse passata una gomma stanotte
allora cado in una indescrivibile malinconia
chè:
corro per paura di perdere
e questè il risultato
scemenza
malattia mentale
allora appena ricordo l’accenno
sensazione che scrissi subito e più non trovo
ho rivisto: Cristo tra i muratori-
lo stupendo dimenticato film con la padovani
mani incise
sangue che scorreva tra i calli e calcina
all’incirca questo dolente ricordo era il mio commento dopo aver letto la tua bella poesia
forse ho solo anche sbagliato un tasto
debbo star calmo
riacquietarmi
scusami
passerà
bravo
dario.
Left by Dario Petrolati on giugno 9th, 2010