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Non valgo più niente…
 
Sono una moneta fuori corso,
un conio in disuso:
 
Un conato d’Essere
che implode nel suo Nulla.

Non valgo più niente…

Giuseppe Bottazzi

4 Responses to “Blues”

    calma giuseppe
    c’è gente roba che nulla vale davvero
    aspetta almeno
    dario.

    bella bellissima .. manca la musica, flusso di coscienza febbricitante.

    Perché gli spettri ti possiedano
    non c’è bisogno di essere una stanza
    Non c’è bisogno di essere una casa
    La mente ha corridoi che vanno oltre
    lo spazio materiale.

    Assai più sicuro, un incontro a mezzanotte,
    con un fantasma esterno
    piuttosto che con il suo riscontro interiore
    quell’ospite più freddo.

    Assai più sicuro, attraversare al galoppo un’abbazia
    rincorsi dalle pietre
    Piuttosto che incontrare, disarmati,
    in solitudine il proprio io.

    L’io che si nasconde dietro l’io
    Una scossa ben più terrorizzante
    di un assassino in agguato
    nella propria casa.

    Il corpo prende a prestito una rivoltella
    spranga la porta
    senza accorgersi di uno spettro
    più altero, o peggio.

    Emily Dickinson (1863)

    “Piuttosto che incontrare, disarmati,
    in solitudine il proprio io.”

    Emily Dickinson scrive questi versi nel 1863. La sua biografia di “poetessa reclusa” ci rivela come, attraverso l’esercizio della scrittura, Ella avesse saputo incontrare il proprio centro interiore, riuscendo a ritrovare l’equilibrio con la realtà che la circondava, e quindi il senso del proprio esistere.

    Emily Dickinson, in questo suo isolamento di donna e di letterata, anticipò di quasi un secolo e mezzo la condizione contemporanea dell’essere umano occidentale, europeo, italiano – isolato anch’egli, ma nel labirinto tecnologico (e tecnocratico) che si è costruito attorno.

    La Dickinson rimane tuttora un esempio di fiducia nella forza etica dell’arte, nella capacità di riscatto morale attraverso l’esperienza estetica e la libera espressione poetica del pensiero. Un riscatto che è catarsi, superamento del proprio limite, capacità di guardare oltre la muraglia di violenza e indifferenza che circonda e imprigiona; una cattività che mette a dura prova fino a sfiancare, e che esige una costante azione di “contrasto etico”, attraverso la prassi della fiducia nella personale e individuale capacità di cogliere la bellezza in ciò che la quotidianità offre.

    La poesia, quindi, diventa il prezioso viatico di cui nutrirsi e cibarsi, per sopravvivere alla carestia di umanità nella quale si è costretti a vivere: una povertà che, in tal modo, si trasforma in preziosa opportunità, in forza propulsiva che spinge a cercare e “incontrare, disarmati,/ in solitudine il proprio io.”

    G.B.

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