Anche il mio viaggio
finisce qui,
anche le mie speranze
in una realtà vera
si arenano nella
secca illusa del mio io.
Anche il mio cammino
si deve arrestare
dove inizia la realtà,
dove incontra l’amaro confine
per chi sa che ciò che si vede
altro non è se non
l’immagine del sé.
Ma il Mio Viaggio
inizia proprio Qui,
dove la Speranza negata
si fa Poesia ritrovata.
NuevoRilke
Aprile 2009
L’OSPITE INQUIETANTE\il nichilismo e i giovani\Umberto Galimberti.
La tesi di fondo che anima il nuovo saggio di Umberto Galimberti, filosofo, psicologo e saggista di successo, è che il mondo di oggi, in particolare quello dei giovani di oggi, sia pervaso dal nichilismo e dall’assenza di valori e di senso. Il nichilismo infatti è quell’ospite inquietante, ben descritto da Nietzsche a fine Ottocento, che oggi torna ad aggirarsi nella vita dei ragazzi e delle ragazze italiane, cancellando prospettive e orizzonti, intristendone le passioni e fiaccandone l’anima. In un mondo che funziona esclusivamente secondo le leggi della tecnica e del mercato, scrive il filosofo, i giovani si sentono disincantati e sfiduciati, si scoprono disinteressati alla scuola, emotivamente analfabeti, inariditi dentro. Solo il mercato sembra interessarsi di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo, dove però – avverte Galimberti – “ciò che si consuma è la loro stessa vita, che più non riesce a proiettarsi in un futuro capace di far intravedere una qualche promessa”.
Questo stato di disagio fa sì che le famiglie si allarmino mentre risultano inefficaci i rimedi elaborati dalla nostra cultura sia nella versione religiosa, perché “Dio è davvero morto”, sia nella versione laica e illuminista, perché non sembra che la Ragione sia oggi il regolatore dei rapporti tra gli uomini. Nel deserto emotivo, creato dal nichilismo, attecchiscono secondo Galimberti i fenomeni di devianza giovanile noti alle cronache: il bullismo nelle scuole, le violenze degli ultrà negli stadi, l’ecstasy e le altre droghe nelle discoteche, i sassi gettati dal cavalcavia delle autostrade, sino ai gesti più estremi di terrorismo politico, di omicidio e di suicidio.
Ma come uscire da questo cupo scenario, che è per Galimberti innanzi tutto un problema culturale, e non psicologico e sociale? Come andare oltre il nichilismo? La soluzione c’è, scrive il docente di Venezia. E passa, manco a dirlo, ancora per Nietsche, quando ne La gaia scienza il grande filosofo tedesco scriveva: “La vita non mi ha disilluso. Di anno in anno la trovo sempre più ricca, più desiderabile e più misteriosa (…) La vita come mezzo di conoscenza. Con questo principio nel cuore si può non soltanto valorosamente, ma anche gioiosamente vivere e gioiosamente ridere”. La proposta di Galimberti è dunque quella di risvegliare e consentire ai giovani di dischiudere il loro segreto, spesso a loro stessi ignoto. Se gli adulti sapranno insegnare ai ragazzi l’”arte del vivere”, come dicevano i Greci antichi, che consiste nel riconoscere le proprie capacità, nell’esplicitarle e vederle fiorire secondo misura, allora con questo primo passo i giovani potrebbero innamorarsi di sé. E quell’”ospite inquietante”, messo finalmente alla porta, non sarebbe passato invano dalle loro esistenze.
(recenzione di Ibis)
Left by enrico dignani on aprile 21st, 2009
Tento un collegamento dello scritto di Galimberti col contenuto della mia poesia…
I versi che ho scritto esprimono un concetto semplice: la Poesia e l’Arte come possibilità di riscatto per l’uomo, che – attraverso la creazione del proprio immaginario artistico – può finalmente risanare le ferite interiori che nascono dal rapporto irrisolto con la realtà esteriore.
La Poesia e l’Arte come via verso la bontà, che solo la bellezza può indicare, una bontà ed una bellezza che il quotidiano ci nega continuamente.
E, secondo il sottoscritto, uno dei valori etico-estetici più importanti è quello della condivisione, dello stare concretamente assieme tra individui: proprio il bene che oggi è più negato ai giovani, perché sempre più surrogato dai mezzi telematici.
Il vero nichilismo contemporaneo è l’annichilamento del corpo: se la condivisione è il mettersi “fisicamente” in gioco, tutto ciò che è telematico riduce invece quel corpo a mera immagine, umiliando l’individuo fino a renderlo cinico ed insensibile ai bisogni propri ed altrui, cinico ed indifferente a tutto ciò che può esprimere bellezza e bontà…
Ciao e grazie.
NuevoRilke
Left by NuevoRilke on aprile 21st, 2009