Poche parole su un foglio bianco
come un sudario:
una firma, una data, una stretta
di mano.
Croce, epitaffio.
Si concludono quarant’anni
di lavoro; finisce una vita.
Te ne vai vuoto, magari
con la pergamena dei colleghi
tra le mani,
lentamente,
e a un tratto non sai più
dove e perché.
Domani penserai a sopravvivere,
ma intanto,
sprofondi nel buio.
Nevio Catalani
.. vi sono tante aurore
che non hanno ancora brillato ..
di quel rosso tenero
con il quale inizia il giorno.
Nietzsche
Left by enrico dignani on agosto 25th, 2006
E’ una poesia che apprezzo. Benchè io sia praticamente lontanissimo anni luce dalla pensione, secondo il mio modesto parere rende bene l’idea di chi ha dedicato una vita al lavoro, e ora rischia di non avere più un obiettivo.
Stefano
http://poesieealtro.blogspot.com/
Left by Stefano on agosto 28th, 2006
Non sono daccordo… Rimpiango la goiventù questo si .. ma a me la pensione è arrivata come la liberazione dopo quarant’ anni di Galera…
dove la schiavitù della fabbrica che mi ha rubato la giovinezza e la salute..
No non rimpiango di ssere finalmente uscito, l’ obiettivo te lo puoi creare. Magari prefiggendoti di viaggiare per il mondo o anche solo di passarti l’ estate a dieci passi dal mare di Marzocca.
Unico rimpianto: aver dato troppo al lavoro per aver ricevuto nulla in cambio.
nino
Left by nino on settembre 8th, 2006