Primigenia mano incantatrice
che s’apre prodiga
a mostrar le trame genitrici
che s’indoran auliche tra il non più
e il non ancora.
Cangiante nell’oscuro dorso,
cela nell’esister nostro
metafora di spettral dimore.
Chimera ammaliatrice
di gitane genti,
consce d’appartener al Dio istrionico
degli Antichi Testamenti.
Federico Curzi ‘97
Nei sinuosi versi di questa poesia si riflettono gli aspetti diversi del mare cangiante: ora mare primigenio che genera la vita, nelle affascinanti increspature che s’accendono in un perenne ripetersi; ora funerea dimora di vite infrante. Ma sempre, per gli Ulisse del presente e del passato, volto di un Dio, sì severo, ma anche generoso.